Una situazione comune non solo tra gli studenti dislessici è fare una gran fatica a studiare e non ottenere i risultati sperati. La frustrazione è grandissima sia per lo studente, grande o piccolo che sia, che per il genitore che lo assiste. Molto dipende dal proprio metodo di studio.
Ti capita anche a te? Vorresti sviluppare un metodo di studio efficace? Allora prima di tutto è importante capire cosa si intende per metodo di studio.
Metodo di studio, la sfida di tutti gli studenti, in breve
Metodo di studio significato
Secondo la definizione del dizionario, un metodo è:
“un procedimento atto a garantire, sul piano teorico o pratico, il soddisfacente risultato di un lavoro o di un comportamento”.
Per di più è interessante notare che in relazione allo studio nello spiegare cosa significa studiare con metodo aggiunge:
“regolarità, come risultante dell’attenzione e della coerenza nell’operare.”
Quindi da questa definizione emergono tre punti chiave: il procedimento, il risultato e la regolarità.
Alla voce studio la definizione recita:
“applicazione volta all’apprendimento di una o più discipline”.
Quindi se volessimo essere più precisi, nel nostro caso dovremmo in realtà parlare di metodo di apprendimento. Pertanto la prima domanda che richiede una risposta è:
Cos’è l’apprendimento?
Non è per niente una domanda scontata, perché l’apprendimento è una capacità innata. Ce l’abbiamo e basta! Già dal momento della nascita impariamo.
Quando si entra a scuola vengono introdotti i primi metodi di studio, ma in generale si pensa che sta ad ognuno trovare il proprio metodo ed in parte è vero. Perché è lo studente l’artefice del suo metodo. È un processo che si evolve nel corso degli anni per tutti, con o senza DSA. Quindi l’argomento in realtà riguarda tutti.
L’apprendimento è stato argomento di molti studi. In un primo tempo rivolto principalmente all’ambito scolastico, ma gli studiosi si sono resi conto che lo studio a casa rivestiva una grande importanza per avere successo scolastico. Per questo motivo negli anni 90 furono fatte le prime ricerche in merito.
Per stabilire un metodo di studio efficace è necessario capire i processi implicati e gli scopi da raggiungere. Questi fattori sono importanti per tutti, ma in presenza di disturbi specifici dell’apprendimento, esserne consapevoli ha una rilevanza ancora maggiore.
L’obiettivo dell’apprendimento
Definire l’obiettivo è fondamentale. Se gioco una partita a calcio e non so qual è la porta dell’avversario, mi potrei ritrovare a fare un autogol. Ti sei mai chiesto qual è il tuo obiettivo? o l’hai mai chiesto ai tuoi figli? Le risposte possono essere interessanti.
“Passare le verifiche” – Se la risposta è in questi toni, stiamo parlando di performance o prestazione.
“Imparare” – In questo caso s’intende una padronanza o competenza.
È vero che non è possibile escludere l’importanza della prestazione a scuola, ma sarà la competenza a rendere l’apprendimento veramente efficace e spendibile nella vita. Quindi i metodi di studio efficaci devono creare una competenza.
Il processo di maturazione dell’apprendimento
L’individuo a partire dalla scuola elementare fino ad arrivare all’università, si evolve non solo sotto l’aspetto fisico, ma anche per quanto riguarda la propria consapevolezza dell’attività di apprendere. Possiamo dividere questa evoluzione in quattro fasi:
- Definizione delle competenze di base (elementari)
- Integrazione di informazioni e nozioni (medie)
- Sviluppo del pensiero critico personale (superiori)
- Perfezionamento e specializzazione (università)
Quindi la prima cosa da fare è capire in quale fase ci si trova o si trova il nostro studente. Perché in funzione dell’età sono necessarie certe competenze di base o strumentali piuttosto che competenze strategiche.
Gli ingredienti per preparare una metodologia di studio adeguata sono:
- la metaconoscenza, ossia la portata delle nostre conoscenze in merito alle strategie e la loro applicazione;
- la metacognizione, vale a dire la capacità di riflettere con occhio critico sul proprio modo di imparare.
Gli studi hanno dimostrato che lo sviluppo della metacognizione ha un ruolo chiave sia a livello della prestazione che della competenza. Questa caratteristica cresce e si consolida con la maturazione del bambino fino all’età adulta.
Gli ostacoli da sormontare
Gli ostacoli che si presentano sono sia di natura strategica che motivazionale.
Consapevolezza strategica
Lo studio o l’apprendimento si evolve in maniera molto intuitiva fin dalla scuola primaria. Questa evoluzione naturale va spesso a scapito della consapevolezza strategica, ovvero la capacità di determinare in maniera oggettiva come e cosa fare.
Per esempio, già dalla primaria l’accesso al materiale didattico è molto facilitato con strumenti multimediali, mappe o altro, ma per sviluppare un metodo di studio funzionale, non basta uno studio nozionistico. È necessario sviluppare la capacità di usare e manipolare le informazioni apprese, nonché essere in grado di esporle e rappresentarle. Per fare questo è necessario avere le giuste strategie per essere capaci di estrapolare le informazione dal testo e poi usarle.
Allo stesso modo per uno studente universitario si sono consolidate delle abitudini di studio evolute in modo intuitivo, ma senza una reale consapevolezza strategica. Lo studio si può rivelare disfunzionale perché non raggiunge l’obiettivo della competenza.
Impatto motivazionale
Non sentirsi all’altezza del compito, non credere nel risultato del proprio lavoro e il disinteresse per il compito da svolgere portano ad avere problemi di organizzazione, poca autonomia e difficoltà nell’orientarsi sul da farsi. Al contrario avere un atteggiamento fiducioso crea un circolo virtuoso, perché tutto il processo di apprendimento è gestito in modo completamente diverso.
In presenza di DSA questo fattore incide in modo molto importante sulle decisioni prese al momento di studiare. In questo frangente il ruolo dei genitori e degli insegnanti è certamente rilevante.
La costanza
Infine, un altro scoglio è il tempo, perché il miglior metodo di studio non si sviluppa dall’oggi al domani. Ci vuole costanza e tenacia per interiorizzare le strategie giuste. Che per un ragazzo dislessico potrebbe non essere la strategia più intuitiva, ma quella più adatta alle sue caratteristiche. Quindi è indispensabile creare una routine che potremmo definire funzionale.
I requisiti per adottare le giuste strategie
Secondo Antonietti e Viganò (2007) alla base c’è un processo di apprendimento autoregolato. La parola autoregolazione comporta, come accennato prima, consapevolezza e metacognizione. Queste due caratteristiche si sviluppano con la crescita e maturazione dell’individuo.
Un bambino fondamentalmente si valuta in funzione dei segnali che gli arrivano dall’esterno (feedback dei genitori, degli insegnanti, dei compagni). Gli è difficile fare questa autoanalisi. Quindi, nel caso dei bambini, il ruolo, sia dei genitori che degli insegnanti, è guidarlo ed accompagnarlo in questo percorso di sviluppo.
Nel caso degli adulti fare questa valutazione, ovvero una presa di coscienza personale, è il primo passo per imparare un modo di studiare efficace. Perché è lui, lo studente, il protagonista del proprio stile di apprendimento.
I processi alla base di una metodologia di studio
Potremmo fare il paragone con il gioco Shanghai. Abbiamo tanti bastoncini di legno che vengono radunati a mazzo con la punta appoggiata al tavolo dove vengono lasciati cadere in modo casuale. Creato così un mucchio “intrecciato” e disordinato, l’obiettivo è riuscire a prendere il maggior numero di bastoncini senza muovere niente. Nel decidere quale bastoncino togliere è necessario capire le connessioni che ci sono tra loro. L’apprendimento funziona un po’ così. Ci sono tanti processi interconnessi. Per capire il metodo migliore per studiare è indispensabile capire questi nessi.
L’apprendimento autoregolato
Questo processo di apprendimento è stato spiegato dalla pedagogista belga Monique Boekaerts. L’autoregolazione può essere cognitiva e motivazionale. Entrambe sono suddivise in tre componenti: conoscitivo, strategico e riferito agli obiettivi. Non voglio entrare troppo nel dettaglio, ma bisogna capire che l’apprendimento include tanti aspetti.
Per quanto riguarda l’autoregolazione cognitiva va dalla conoscenza della materia (per es. matematica) e delle sue procedure (formule, regole o procedure di calcolo) a quello che lo studente pensa sia lo scopo del compito, passando per le strategie necessarie per svolgere il compito in questione.
In controparte l’autoregolazione motivazionale comporta ciò che lo studente pensa circa le proprie capacità o quello che deve studiare, la sua abilità nel fare fronte al compito e gestire la difficoltà, nonché le sue intenzioni riguardo all’apprendimento.
Sono tutti aspetti da tener presente, nel considerare un metodo di apprendimento. In questo è chiaro che il punto di partenza è il pensiero dello studente.
Nel caso di bambini o ragazzi, i genitori e gli insegnanti hanno un ruolo di guida e sostegno, come il tutore che sta vicino ad un alberello.
Le abilità di studio e le strategie di autoregolazione
Questo è il tema di una ricerca dello psicologo americano Zimmerman (1998). Ora è ovvio che non c’è una ricetta che si può seguire per tutti, però le sue ricerche hanno messo in luce alcuni aspetti che ho trovato talvolta illuminanti.
Quando si parla di compiti a casa, l’autoregolazione è il fulcro del problema. Gli studi hanno dimostrato che la difficoltà più grande risiede nella motivazione personale insufficiente. Spesso conseguenza di una cattiva abilità di gestione del tempo e uno scarso senso di autoefficacia, si innesca purtroppo un circolo vizioso, perché a causa della bassa motivazione, i voti sono scarsi e ci si sente ancora più incapaci. Per capire come spezzare questo circolo bisogna essere consapevoli delle varie dimensioni che compongono questa autoregolazione, ossia la capacità dello studente di gestire e organizzare il suo studio.
Processi sottostanti alle tecniche di studio
Per stabilire una metodologia di studio è necessario capire quali sono le componenti sottostanti.
- La motivazione intrinseca, di norma è strettamente connessa al profitto scolastico. Tuttavia i processi sottostanti sono legati agli obiettivi dello studente, i suoi sentimenti di autoefficacia e il valore che dà alla scuola e alle attribuzioni.
- Il metodo è la capacità di pianificare il proprio studio. Ovvero la capacità di usare strategie di studio.
- La gestione del tempo. In questo caso i processi che vi sono alla base sono legati alla pianificazione e alla stima del tempo.
- La performance comportamentale. La flessibilità nello scegliere o modificare il proprio approccio ad un compito in funzione del risultato ottenuto.
- L’ambiente di studio. Capacità di determinare qual è l’ambiente che favorisce la concentrazione sia per quanto riguarda il luogo, ma anche la postazione.
- La dimensione sociale. Che si parli di genitori, insegnanti, tutor o compagni di scuola essere capaci di determinare chi favorisce il proprio apprendimento. Per di più questa capacità permette di essere in grado di chiedere aiuto quando non si capisce e non avere paura del pensiero degli altri, per esempio, chiedendosi: “ma che figura farò?”.
Focalizzare questi aspetti diversi, rende più facile individuare su quali processi è utile concentrarsi. Lavorando in sinergia con la scuola, sia genitori che insegnanti possono aiutare i bambini ad individuare questi diversi processi e rifletterci sopra.
Creare un circolo virtuoso
La percezione della propria efficacia risulta essere la forza motivante principale ed è strettamente legata anche al successo scolastico. Chiaramente come l’apprendimento non è un concetto statico, lo stesso vale per le abilità di studio. Quindi è necessario creare un circolo virtuoso.
Mi verrebbe da dire che studiare è un mestiere. Come un artigiano diventa esperto con l’esperienza, così vale per lo studente. Ma attenzione, per decenni si è pensato che bastasse fare e rifare gli esercizi per imparare, ma non è così. Qui entra in gioco la metacognizione ed è questa che bisogna insegnare il prima possibile. Perché? Se pensiamo all’artigiano inesperto, non sarà semplicemente il rifare l’oggetto venuto male a renderlo esperto. Bensì il ragionare e trovare cosa non è stato fatto in modo ottimale, capire come fare meglio e riprovare.
Ecco come imparare un metodo di studio efficace. Usiamo lo stesso principio con questi quattro passaggi:
- Autovalutazione e il monitoraggio attuali;
- Autoregolazione degli obiettivi, pianificati strategicamente;
- Applicazione e monitoraggio delle strategie;
- Autovalutazione finale sulla base dei risultati.
Questo processo genererà il circolo virtuoso, perché lo studente diventerà sempre più esperto e svilupperà il proprio metodo di apprendimento. (Vedi Ho sbagliato! L’errore è una sconfitta o l’inizio del successo?)
Ripetere questi passaggi in maniera ciclica, permetterà ad uno studente adulto di affinare sempre di più la sua tecnica di studio. Nel caso di un bambino saranno il genitore e l’insegnante (meglio se in sinergia) a guidarlo attraverso questi processi ciclicamente. Questo permette di creare una regolarità che renderà il metodo ancora più proficuo e naturale.
L’obiettivo di uno sviluppo personale
Il concetto di studio non è soltanto fare compiti e verifiche scolastiche, ma è un cammino di sviluppo personale. Certamente non è un lavoro facile e presenta le sue sfide, ma dovremmo considerare queste difficoltà come il granello di sabbia che crea irritazione all’ostrica, con la nostra costanza verrà fuori una perla di grande valore: l’autoeducazione per la vita.
Fonte: Come si impara (Antonietti-Cantoia)
Foto: silviarita da Pixabay