Hai un figlio dislessico o con qualche altro disturbo specifico dell’apprendimento? Sarai d’accordo con me che tra le maggiori fonti di stress ci sono i compiti a casa. Creare una routine per i compiti a casa sarà di grande aiuto.
La quantità, la difficoltà dei compiti e l’insofferenza da parte dei bambini e ragazzi sono tutti questi, fattori che rendono pesante questo impegno scolastico sia per il bambino, sia per il genitore. L’organizzazione può essere la chiave giusta.
Organizzazione? Tra le ricadute dei DSA c’è anche la difficoltà nell’organizzarsi. Quindi il genitore non deve semplicemente organizzare il lavoro, ma insegnare al giovane studente ad organizzarlo. Perché l’obiettivo del genitore non è fare i compiti, ma insegnare al figlio a farli in modo autonomo. La routine è l’alleato dei genitori e dei bambini, specialmente per quelli con DSA.
Perché creare una routine per i compiti?
Fondamentalmente le cose abituali ci danno sicurezza. Mi ricordo che quando i miei figli erano molto piccoli, i così detti riti della buonanotte creavano un atmosfera rilassata e piacevole, non tanto per quello che si faceva, ma perché era regolare. Non è una cosa strana, perché in natura tutte le cose hanno un ritmo regolare, è solo logico che questa regolarità ci faccia bene.
Nel caso dei compiti, creare un ritmo ripetitivo permette di affrontarli in modo più sereno. Perché il bambino sa in modo chiaro, cosa deve fare e sviluppa anche l’abitudine di fare un lavoro. Come crearla?
Stabilire i tempi: quando fare i compiti e le pause
Questo tran tran deve essere stabilito insieme allo studente. Decidete insieme quando fare i compiti, bisogna stabilire l’ora precisa d’inizio. Se ci sono attività extrascolastiche è buono fare un piano settimanale, dove ogni giorno sia stabilita l’ora d’inizio. Deciderlo insieme rende il bambino consapevole e poi anche responsabile.
Riflessioni sul tempo dedicato al lavoro
Per esempio, spesso i compiti erano assegnati a tutti in modo uguale, ma poi l’insegnante diceva ai miei figli di farne meno. Qual è il criterio per decidere quanti compiti fare?
Inoltre un altro inconveniente è che il bambino non ha mai la soddisfazione di un lavoro finito e ben fatto. In fin dei conti il suo lavoro è sempre fatto a metà e oltre tutto gli è costato anche molta più fatica degli altri. In questa circostanza, ovviamente è il genitore che si ritrova a dover decidere quanti compiti far fare al figlio. Qual è il criterio? La durata? Per esempio, “hai lavorato mezz’ora poi ti fermi indipendentemente da dove arrivi?” Come faccio, come genitore, a sapere se il tempo che attribuisco è giusto? Oppure il bambino deve fare solo gli esercizi che bastano per capire come si fa? In questo caso la collaborazione tra insegnante e genitore per quanto riguarda gli obiettivi didattici potrebbe aiutare. Ma non solo, andrei anche un po’ oltre.
L’obiettivo dei compiti generalmente (gli insegnanti mi correggano, se mi sbaglio) è portare il ragazzo ad acquisire una certa conoscenza o abilità, ma il bambino o ragazzo con DSA acquisisce questa conoscenza o abilità nello stesso modo degli altri? Spesso non è così. Quindi non è inutile e contro producente assegnare compiti pesanti per un dislessico, se poi non consegue quella conoscenza o abilità?
I compiti a casa devono permettere allo studente di arrivare pronti per la verifica, ma spesso cosa succede? Quando è l’ora della verifica si interviene come dei pompieri, per prepararsi, perché con i disturbi specifici dell’apprendimento lo studio andava impostato in modo diverso dall’inizio. Purtroppo in questo percorso i bambini con DSA sono molto spesso lasciati da soli, perché né i genitori, né gli insegnanti sanno esattamente cosa bisogna fare e i ragazzi devono trovare un sistema di sopravvivenza alla meglio.
La routine deve stabilire anche la “location”
Il posto dev’essere adatto al bambino, tranquillo e senza distrazioni (TV, dispositivi elettronici se non servono). Non è detto che debba essere nel silenzio assoluto, perché a seconda delle persone, c’è chi studia meglio con un leggero sottofondo (ovviamente è meglio scegliere musica adatta).
Spesso la dislessia porta anche una certa frenesia fisica. Non so quante volte dovevo dire a mio figlio di stare fermo mentre faceva i compiti. Ho scoperto che in Francia in alcune scuole usano il pallone da fisioterapia o pilates al posto della sedia proprio per canalizzare questa “frenesia” e hanno riscontrato un beneficio sull’apprendimento. Non l’ho mai provato, ma l’idea potrebbe essere interessante.
La costanza porta i suoi frutti
Si dice che bisogna considerare almeno 3 settimane perché s’instauri la routine. Io credo che ci voglia un po’ di più, ma quello che è certo, è che ci vuole costanza. Gli imprevisti sono sempre in agguato e subito tendono a tornare le cattive abitudini.
Disegnare o stampare le regole stabilite insieme per i compiti, con i tempi d’inizio, le pause e la postazione, eviterà di perdere tempo in discussioni e aiuterà ad mantenere un atmosfera distesa. Inoltre la tua vicinanza, il tuo aiuto e soprattutto il tuo sostegno renderanno più facile a tuo figlio organizzarsi e fare i compiti in modo sereno.
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