La diagnosi precoce dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento è fondamentale. Permette al logopedista d’intervenire in maniera più efficace, ai genitori di dare l’appoggio e il sostegno al bambino sia a scuola che fuori e agli insegnanti di usare una didattica adatta e inclusiva.
Ma la domanda è: Come si riconoscono i sintomi della dislessia o di un altro disturbo dell’apprendimento?
I sintomi della dislessia
Il termine sintomo è messo in genere in relazione con una malattia, ma la dislessia e i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) non sono una malattia. Quindi se lo usiamo in questo senso sarebbe improprio. Tuttavia un sintomo è definito anche “un segno o un indizio di un fatto suscettibile di rivelarsi in forma più esplicita.” Quindi riconoscere questi segni è sicuramente la chiave per una diagnosi precoce.
Va detto che la diagnosi non può essere fatta prima della fine della seconda elementare per la dislessia, disgrafia e disortografia, e della terza elementare per la discalculia. Perché prima i risultati dei test possono essere molto variabili; è una fase di crescita molto intensa e ogni bambino, comunque, ha i suoi tempi. Tuttavia ci sono alcuni aspetti che, come si suol dire ci faranno “rizzare le orecchie”.
Vale la pena prestarci attenzione, perché i DSA hanno importanti ricadute a livello scolastico in termini di difficoltà. Quindi se non vengono riconosciuti i primi anni di scuola, i primi contatti con l’apprendimento, si tingeranno di nero. La scuola a livello emotivo sarà uguale a grande frustrazione, stress e sentimenti di inadeguatezza, tutte emozioni negative che bloccano l’apprendimento.
Riconoscere la dislessia nei bambini di 5 anni
Il primo aspetto ha a che fare con il linguaggio. Sono le aree del linguaggio del emisfero sinistro che nei dislessici si attivano in modo diverso rispetto ai normolettori.
Quindi difficoltà linguistiche più importanti rispetto ai coetanei saranno degli indicatori. Per esempio un lessico scarso o impreciso, difficoltà con filastrocche, con la costruzione delle frasi o difficoltà di memorizzazione delle parole.
Ma attenzione, non vuol dire che si tratti per forza di dislessia.
Semplicemente ne osserviamo l’evoluzione con attenzione.
A livello motorio-prassico il bambino potrebbe riscontrare delle difficoltà nella manualità fine e nel disegno. Invece per il versante visuo-spaziale farà uno sforzo eccezionale per ritagliare o costruire; infine potrebbe avere una scarsa capacità di organizzazione nei giochi manipolativi o di labirinti.
Alla fine della prima elementare (6-7 anni)
Sotto l’aspetto della lettura, si potrebbe già notare una lentezza nel decifrare le singole lettere o insicurezze nel utilizzo delle sillabe, così come nei significati lessicali. Il bambino riscontra difficoltà nello scrivere le parole, sostituendo o saltando delle lettere, o anche proprio nel tratto grafico. Infine il conteggio dei numeri da 0-20 fatto con errori e difficoltà di calcolo mentale fino a 10 possono essere altri indicatori.
Le maestre in prima linea nel riconoscere i DSA
I disturbi specifici dell’apprendimento per definizione richiedono un livello cognitivo nella norma o sopra, quindi i bambini con DSA sono intelligenti. Essendo un disturbo dell’apprendimento in realtà si manifesterà in primis a scuola. Ecco perché le maestre sono in prima linea. Saranno loro ad osservare, per esempio, un ritardo di linguaggio, la difficoltà ad identificare le lettere o a comprendere i suoni associati alle lettere o ancora notare i frequenti problemi nella lettura e nella scrittura. In più hanno il vantaggio di avere una “popolazione di riferimento”, cosa che un genitore non ha, specialmente se è il primo figlio.
Cosa fare nel dubbio?
All’occasione della settimana nazionale della dislessia, in un incontro organizzato dall’AID (Associazione Italiana Dislessia) una psicologa ha spiegato un aspetto interessante relativo al modo di far fronte alla difficoltà.
In poche parole, per far fronte in modo positivo alla disabilità, o al fallimento, è importante aiutare il bambino o ragazzo a capire che se non si riesce a svolgere un certo compito, non è perché “non sono capace” o “non ce la faccio”, ma bisogna pensare “questa non è la strategia giusta per me” e cercare quella adatta.
Ovviamente se il soggetto è un ragazzo, magari sarà in grado di ragionare da sé, ma questo ragionamento non viene dal nulla. Saremo noi genitori e insegnanti che glielo inculcheremo da piccolo. Cosa significa questo?
Anche se non c’è ancora una diagnosi, se s’incontrano delle difficoltà, sia genitori che insegnanti aiuteranno il bambino a trovare le strategie che gli permetteranno di ottenere il risultato voluto. Se ci pensiamo, qualcuno dovrà mettere gli occhiali, qualcun’altro dovrà lavorare in modo diverso.
L’obiettivo è che tutti abbiano accesso all’educazione scolastica. La così detta didattica inclusiva renderà possibile che, sopratutto all’inizio del percorso accademico, lo studio e il sapere siano un esperienza piacevole di scoperta.
Un occhio attento per un’infanzia serena
I sintomi della dislessia lieve potrebbero essere anche semplicemente un mal di testa persistente dovuto proprio al sovraccarico che genera il disturbo oppure il mal di pancia, per l’ansia che generano i DSA, per cui è difficile fare un elenco delle situazione che si possono incontrare.
Una cosa è certa, se siamo attenti a ciò che vivono i nostri figli e conosciamo i disturbi dell’apprendimento sarà più facile intervenire in modo tempestivo, senza paure e sensi di colpa.
La stretta collaborazione tra la scuola e la famiglia è sicuramente la chiave di volta per un aiuto efficace ai nostri ragazzi.
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