Ormai quasi ogni bambino, anche molto piccolo, è confrontato con la tecnologia, che sia smartphone, computer o tablet. In riferimento ai nativi digitali, Wikipedia indica che anche se dimostrano una maggior dimestichezza con la tecnologia rispetto agli adulti, questa è limitata alla parte operativa. Questi giovani “sono invece molto carenti nella consapevolezza critica come la valutazione delle informazioni, la capacità di prevedere le conseguenze delle pratiche online e di capirne i meccanismi commerciali sottostanti.”
Non ci dovrebbe stupire, perché spesso hanno usato e usano tuttora questi dispositivi da soli.
Ricordiamo che la tecnologia serve a dare degli strumenti per raggiungere un obiettivo.
Riflettiamo un attimo: solo con una cassetta di attrezzi, può un apprendista falegname imparare il mestiere?
Le nuove tecnologie e gli strumenti compensativi
A scuola quando si parla di DSA, si pensa subito a strumenti compensativi e dispensativi per dislessici. Questi strumenti sono sicuramente importanti per permettere al bambino di svolgere i vari compiti che gli vengono assegnati. Tuttavia un problema che spesso si riscontra è che nel PDP si stabilisce l’uso di questi strumenti, ma che vengono assegnati al bambino in modo spesso arbitrario, come se fosse il bambino dislessico a dover imparare ad usarli da solo.
La conseguenza di ciò è che da una parte il bambino spesso non li trova efficaci, e dall’altra è che lo risenta come un marchio negativo, per cui spesso li rifiuta.
Con la DAD è un po’ come se tutti si fossero ritrovati nella situazione di questi bambini con DSA. L’improvvisa necessità di una didattica a distanza ha dimostrato che la tecnologia ci ha fornito strumenti complessi, difficili da adattare alla didattica e allo studio. Motivo per il quale molti si pongono la domanda se la tecnologia sia un aiuto o un problema.
Affrontare insieme la didattica a distanza
A questo proposito l’Ufficio Scolastico Regionale e l’AID della Toscana hanno organizzato tre eventi gratuiti per genitori e insegnanti. Uno di questi s’intitolava “Le nuove tecnologie sono amiche o nemiche della conoscenza? Una riflessione per insegnanti e genitori.” Vorrei proprio condividere alcune riflessioni che ho trovato particolarmente interessanti, perché è stato come se, finalmente, tutti si fossero trovati nella situazione dei genitori e degli studenti con DSA.
Introduzione: una rete tra scuola e famiglia base del successo
Donatella Ciuffolini referente DSA per USR per l’inclusione introduce l’evento indicando che affrontare le difficoltà comporta qualità come resilienza, pazienza e adattabilità, ma che, in realtà, tali difficoltà spesso sono opportunità di crescita. Quindi l’obiettivo di queste riflessioni è la crescita, non il puntare il dito, perché le tecnologie fondamentalmente sono neutre, né amiche, né nemiche, dipende dal senso che diamo loro e dall’uso che ne facciamo.
In seguito la Professoressa Manuela Zacchini, presidente della sezione AID di Prato, ha sottolineato l’importanza che “le famiglie e la scuola possano intraprendere un percorso di collaborazione e sostegno reciproco.” Ha anche aggiunto che “solo valorizzando una co-responsabilità educativa possiamo costruire una rete tra scuola e famiglia che può essere la base per un percorso ricco di successo per i nostri ragazzi.”
L’intelligenza artificiale vs l’intelligenza umana
Il Professore Andrea Novelli, psicoterapeuta, membro del Consiglio Direttivo Nazionale AID, ha proseguito menzionando il fatto che il Covid, nella disgrazia, ha costretto tutti ad approcciarsi alla digitalizzazione. Tutti hanno dovuto cimentarsi con le nuove tecnologie, ma, al di là delle considerazioni etiche e filosofiche che si possono fare al riguardo, rimane il fatto che comunque non possiamo evitare che le nuove tecnologie prendano piede ed entrino a far parte dei nostri sistemi sociali.
Paragonando le nuove tecnologie all’avvento della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, ha sottolineato l’importanza di non avere paura del cambiamento, piuttosto di imparare e poi di insegnare a gestire questa modernità.
Ha ricordato che nessuna tecnologia può sostituire l’essere umano, perché è vero che Internet dà un accesso alla conoscenza in un’attimo, ma è l’uomo con la sua intelligenza che la deve filtrare. “La macchina può addestrare” ha detto, “ma l’insegnante ha un ruolo pedagogico”. Questo aspetto è molto interessante, perché quando si parla di pedagogia, si parla di educazione, di morale, di comportamenti intellettuali, in pratica non di conoscenza in sé, ma dell’uso che se ne fa. Questo non può essere trasmesso da una macchina.
La conoscenza attraverso le relazioni educative
Il Professore ha sottolineato che “impariamo non solo attraverso i contenuti, ma attraverso tutto quello che comporta la relazione”. Inoltre ha aggiunto che il nostro approccio deve essere guidato da una mente aperta. Ci vuole il desiderio di sperimentare avendo chiaro in mente l’obiettivo di ciò che vogliamo trasmettere, delle nozioni o della capacità di usarle. Questo implica che l’insegnante deve avere chiaro in mente i veri obiettivi della scuola.
Se trasponiamo questo concetto agli strumenti compensativi, per primo l’insegnante dovrebbe avere chiaro in mente l’obiettivo da raggiungere e il modo per raggiungerlo con un dato strumento.
È stato sottolineato diverse volte che siamo noi adulti ad avere la responsabilità di insegnare ai ragazzi come usarli. La tecnologia non può sostituire la pedagogia. Questo non è vero solo per gli studenti con DSA, ma per tutti. La didattica diventa così inclusiva per natura.
La tecnologia veicolo di conoscenza
Alessandra Luci, psicologa, psicoterapeuta-logopedista, ha definito in primo luogo che in linea di principio “si accetta ciò che per noi ha un senso”. Quindi per accettare l’uso della tecnologia è importante capire il senso che ha. Se questo è vero per noi adulti, lo sarà sicuramente anche per i bambini che useranno strumenti compensativi per la dislessia o altri DSA.
Come punto di partenza ha citato la definizione di Treccani della conoscenza: “… presenza di una nozione nell’intelletto”, e ha evidenziato che il vocabolario non specifica “come vi viene messa”. Quindi “di fatto la conoscenza non deriva né dal modo, né dal mezzo che usiamo per imparare, ma dall’atto di imparare.”
In seguito ha illustrato le varie possibilità di conoscenza che offre il mondo digitale, sulla base del libro “Generazione tech. Crescere con i nuovi media”, di Caterina Cangià. Già nel 2014 erano disponibili libri digitali, audiolibri, una biblioteca simile a YouTube per i testi, uno YouTube per insegnanti, video educativi con modalità live, National Geographic Kids, WWF, corsi universitari aperti e liberi, enciclopedia sugli esseri viventi, musei e visite virtuali,
portale di pedagogia con strategie d’insegnamento. In sostanza i mezzi a disposizione sono tanti.
Il giusto punto di vista riguardo agli strumenti compensativi
Dopo aver ribadito anche lei l’importanza di non perdere di vista che è la mente umana che deve guidare l’uso dello strumento, la Professoressa Luci ha indicato la differenza tra lo strumento e l’intelligenza. Per esempio, la sintesi vocale decodifica, ma non è in grado di comprendere; l’editore di testi può digitare, ma non scrivere una poesia; una calcolatrice può fare un calcolo, ma non è in grado di risolvere un problema.
Purtroppo spesso la tecnologia è una fonte immensa di conoscenza, ma “è usata dai ragazzi solo per fare un commento ad una foto o per ordinare una pizza”. Il ruolo dei genitori e degli insegnanti è perciò istruire i ragazzi. La tecnologia dà degli strumenti e ne vanno sfruttate tutte le potenzialità.
Dopo ciò ha aggiunto che bisogna rendersi conto che sono strumenti che usano tutti, sia a scuola che sul lavoro.
Gli strumenti compensativi che vengono attribuiti ai bambini con DSA sono usati normalmente sul lavoro e all’università. Se noi per primi abbiamo questo concetto in mente, il bambino recepirà che l’uso di questi strumenti è normale, non il marchio DSA.
Infine ha dato ottimi spunti di riflessione per gli insegnanti riguardo alla preparazione delle lezioni in didattica a distanza.
Insegniamo a sfruttare bene le nuove tecnologie
Ormai si lavora già con le nuove tecnologie, con o senza DSA. Quindi sia come genitori che come insegnanti è importante educare i ragazzi ad usarle con intelligenza. Se riprendiamo l’esempio dell’artigiano, il bravo artigiano sarà quello in grado di addestrare il suo apprendista a diventare anche lui un professionista.
Ho trovato questi spunti interessanti. Penso che possano aiutarci a riflettere su come approcciarci alle nuove tecnologie e a capire ciò che significa veramente uno strumento compensativo. Trasmettiamo ai nostri figli e alunni la consapevolezza e l’abilità nell’uso delle nuove tecnologie.
Fonte: Webinar USR e AID Toscana